EVERYTIME WE SAY GOODBYE




Sono in tutto quattro i ricordi che mi legano a lui. Sono pochi, ma probabilmente mi accompagneranno fino alla fine del mio viaggio.

La prima volta fu in un piccolo appartamento al pianterreno, in una fredda serata pavese. Pensai che se me lo fossi ritrovato in classe a sedici anni, un tipo così, probabilmente mi sarebbe anche piaciuto. Non ho mai avuto particolare interesse per i bellocci senza testa. In quell'appartamento bianco, alla luce del neon, lui, alto, quasi scheletrico, pallido, con gli occhi scuri inquieti e silenziosi, nonostante tutto mi sembrò bellissimo. Io invece devo essergli sembrata scema. Cinque o sei anni più di lui, mi sentivo una bambina di fronte a quel ragazzo-uomo, forse un po' infastidito da quell'incontro. Forse. Chissà.
Una pizza e un film. E che film.


Il secondo ricordo non è legato alla sua presenza fisica. Un pezzo di carta scritto da lui per il compleanno. Un semplice, enorme, commovente grazie per gli amici che gli erano stati messi accanto.

La terza volta fu la più bella ed avrà sempre un posto speciale tra i pensieri disordinati che mi accompagnano. Ricordo l'amuchina strofinata fra le mani, sembrava quasi un gioco. Ricordo il caldo micidiale che c'era lì dentro. Ricordo il mio maglione a righe.
Ricordo il suo sorriso.

La quarta volta fu subito dopo la terza, ma lui era scocciato dai tizi della clownterapia.

E questo è quanto.
Quattro volte Umberto.

Personalmente non gli ho dato nulla. Lui invece mi ha regalato quattro ricordi, l'immagine di un ragazzo-uomo e quella di un reparto di oncologia illuminato da un sorriso.
Oggi ho ventidue anni. Dai quattordici è iniziata la parte interessante della mia vita. Essendo questo il mio punto di vista, mi viene difficile non pensare che salutare tutti a diciassette anni sia come andare via proprio sul più bello. Ma probabilmente in questo momento lui mi starà spernacchiando pensando "Sul più bello?! Qui si sta da dio... anzi da santi!". E allora se le cose stanno così, goditela Umbi. Io, visto che finchè sei stato qui non sono riuscita a lasciarti nulla, ti dedico solo le semplici bellezze di questa mia giornata, dagli occhi furbi della piccola Carla nel prendere i bigliettini dal cestino della chiesa, alle parole del don, ai sorrisi dei miei ragazzi nel cerchio all'uscita dalla messa, al salame turco degli scout, ai ricordi della nonna sussurrati a letto, alle parole del mio Loris come pennellate delicate.

Il nostro è solo un arrivederci.


3 commenti:

Winter Lover ha detto...

Niente è mai veramente perduto, o può essere perduto,
Nessuna nascita, forma, identità, nessun oggetto del mondo.
Nessuna vita, nessuna forza, nessuna cosa visibile;
L'apparenza non deve ostacolare, né l'ambito mutato confonderti il cervello.
Vasto è il Tempo e lo Spazio, vasti i campi della Natura.

Il corpo, lento, freddo, vecchio, cenere e brace dei fuochi di un tempo,
La luce velata degli occhi tornerà a splendere al momento giusto;
Il sole ora basso a occidente sorge costante per mattini e meriggi;
Alle zolle gelate sempre ritorna la legge invisibile della primavera,
Con l'erba e i fiori e i frutti estivi e il grano.

Walt Whitman

Grete ha detto...

...è bellissima!grazie rò!:)

openmymind ha detto...

"Prendi la tua tristezza in mano
e soffiala nel fiume, vesti di foglie
il tuo dolore e coprilo di piume."
(De Andrè)

Forse me la dedico un po', vista la fatica ad accettare.

Ho impressi i volti dei genitori di Umbi, fiduciosi.

Ho dentro rabbia perchè nonostante 6 anni della mia vita di studio serrato, rimarrò sempre una donna impotente.

Mi serve il coraggio di re-inginocchiarmi.

Grazie, Carla.

Frà